Lucky Mike!
Storia di un personaggio diventato un mito: il mio.
di Enrico Daniele
(Credits: l’ immagine di copertina raffigurante la locandina della mostra allestita a Palazzo Reale di Milano in occasione dei 100 anni dalla nascita proviene dall’Archivio della Fondazione Mike Bongiorno. Le altre immagini sono dell’autore del presente articolo, scattate in occasione della visita alla mostra. L’immagine che ritrae l’attore Claudio Gioele nei panni di Mike Bongiorno è tratta dalla fiction Rai mandata in onda a Novembre 2024 )
A cento anni dalla sua nascita, non potevo esimermi dallo scrivere un mio pensiero su colui che, negli anni, è diventato il mio mito, Mike Bongiorno.
Di recente ho visitato la mostra allestita a Palazzo Reale di Milano, che ripercorre in maniera molto dettagliata la vita privata e professionale del presentatore italoamericano, pioniere della televisione italiana.
In fondo al pezzo, ho riassunto una biografia, per chi non conoscesse la sua storia, basandomi principalmente sul catalogo della mostra, sul sito della Fondazione a lui intitolata e su testimonianze ed articoli reperiti in rete.
IL MIO PERSONALE RICORDO
Se è vero il detto che “la fortuna è cieca” nel caso di Mike si può altrettanto dire che “la fortuna – invece – ci ha visto bene”. Benissimo, aggiungo io, perché più volte scampato a morte certa durante la guerra, ma anche nella vita, quella professionale, dove la fortuna se l’è cercata ed essa lo ha ricambiato con innumerevoli successi.
Nel suo lungo percorso professionale, fin dagli esordi in radio, Mike Bongiorno ha accomunato molte generazioni che hanno apprezzato il suo stile garbato, rispettoso del pubblico e dei concorrenti nelle sue trasmissioni.
Eticamente corretto sul lavoro, assolutamente ottimista nella vita.
L’ “Allegria!” con la quale salutava i telespettatori dal tubo catodico sin da quando era ancora in bianco e nero, era contagiosa e ipnotizzava il pubblico, facendo dimenticare per un po’ i problemi quotidiani. Autoironico, al punto tale da far dire che le sue famose “gaffes” fossero costruite ad arte, cosa a cui personalmente non credo.
Un personaggio diventato iconico, simbolo anch’egli di un’Italia in pieno boom economico ed entrato di forza nell’immaginario collettivo.
Uomo di spettacolo, certo, ma mai sopra le righe, nemmeno quando la critica lo aveva stroncato (spesso anche in maniera dura e spietata, come fece Umberto Eco nel suo saggio) salvo poi essere riabilitato come promotore di cultura, in un’Italia, agli inizi degli anni ’60, dove la scolarizzazione era ancora poco diffusa. Di lui, il critico Aldo Grasso in occasione della mostra per il centenario dalla nascita ha scritto: “Bisogna ricordare che in un Paese di dialetti e arretratezza quel “giovanotto americano” ha regalato conoscenza e una lingua unica”.
In tanti lo hanno pianto alla sua scomparsa e molti lo rimpiangono anche oggi, quando in tv imperversa il “trash” e la litigata è all’ordine del giorno; l’attuale carenza di cultura negli spettacoli d’intrattenimento non è nemmeno paragonabile con quella, falsamente presunta, degli spettacoli a quiz di Mike. Mai come oggi, infatti, si sente la mancanza di personaggi popolari sì, ma professionalmente più seri ed eticamente corretti.
Per quelli della mia età, sono nato nel 1959, credo che la trasmissione simbolo che ha reso popolare Mike sia senz’altro il “Rischiatutto”.
Lo è stato sicuramente per me che, da giovane, ne ho copiato le gesta in un programma “fatto in casa”.
Studiavo alle medie in un collegio diretto da una congregazione di scuola francese e l’insegnamento, pur rigido dato il periodo e il contesto, prevedeva anche l’intrattenimento.
Tuttavia, erano poche le occasioni per godere degli spettacoli televisivi: la domenica pomeriggio il calcistico “Novantesimo minuto” e al giovedì tutti incollati alla tv per il “Rischiatutto”, senz’altro preferito dai nostri educatori agli show del sabato sera, quando faceva capolino il troppo audace – per l’epoca – ombelico della Carrà, nel famoso “Tuca tuca” con l’Albertone nazionale.
Ricordo che nella grande “sala ricreazione” realizzammo una scenografia in tutto e per tutto simile all’originale, con tanto di tabellone luminoso, le colonne con i numeri dentro gli “ovali”, le cabine dove sedevano i concorrenti, le buste con le domande finali.
A me toccò la parte del presentatore, il “Mike della situazione”, e la mia valletta…una delle suore che all’interno del collegio normalmente si occupavano della mensa. Niente a che vedere con la Sabina Ciuffini televisiva ma… di necessità virtù!
Il mito di Mike in me nacque a quel tempo, erano i primi anni ’70, e mi è rimasto dentro tutt’ora.
Oggi mi diletto a presentare spettacoli, a scandire i risultati allo stadio nelle partite di rugby, ad intrattenere il pubblico con qualche dj set, ma ogni volta che prendo in mano un microfono, mi viene in mente quel “Rischiatutto fatto in casa” e Mike Bongiorno, del quale conservo un gran bel ricordo.
Ebbi l’occasione di vederlo dal vivo una sola volta, ma quasi lo toccai con mano quando venne a Padova a presentare, assieme a Luisa Corna, la V° edizione del Premio Sant’Antonio, realizzato sul sagrato della Basilica del Santo. Era il giugno del 2006 e lo ricordo vestito con un brillante blazer azzurro cielo, che non temeva la prorompente concorrenza estetica della bella e statuaria Corna.
Di recente ho visitato la mostra allestita a Palazzo Reale di Milano e dalla quale ho tratto, sintetizzandola, la biografia che potete trovare dopo questo pezzo.
L’ho definito “lucky Mike”, un uomo fortunato scampato alla morte da giovane, ma che ha cercato e voluto la sua fortuna che, di fatto, lo ha reso il personaggio che è stato.
Concludo il mio ricordo ancora con le parole di Aldo Grasso che scrive: “Mike è stato un uomo felice con qualche ferita (l’ultima, il disamore da parte di Mediaset): basta ricordare l’entusiasmo con cui ogni giorno partecipava alle ospitate tv, ai programmi di Fiorello, che gli ha regalato non una seconda ma un’eterna giovinezza”.
LUKY MIKE – La biografia
Michael Nicholas Salvatore Bongiorno era nato a New York il 26 maggio del 1924, dall’avvocato italo americano Philip, di nobili origini siciliane, e da Enrichetta Carello, figlia di un famoso industriale torinese che produceva fanali per auto.
DAGLI STATES ALL’ITALIA
La fortuna di Mickey – così era chiamato da piccolo – inizia quando la sfortuna si accanisce contro la sua famiglia, colpita inesorabilmente dal “giovedì nero” della borsa di Wall Street nel 1929.
Trasferitosi in Italia con la madre, che intendeva rimanerci solo per qualche tempo, alla fine vi resta per anni e nel 1943, Mickey conosce casualmente il caporedattore sportivo de “La Stampa” Luigi Cavallero. Diventa il suo “galoppino” per resoconti di gare sportive.
PARTIGIANO IN GUERRA E PRIGIONIERO SCAMPATO ALLA MORTE
Siamo in piena Seconda guerra mondiale.
Diventa staffetta partigiana e nella fuga per raggiungere la Svizzera neutrale, incappa in un rastrellamento nazista. Si libera dei documenti scottanti che aveva con sé, e anche del passaporto americano.
Sarà la sua fortuna perché un ufficiale della Gestapo, recuperati i documenti e con essi il suo passaporto, capisce l’importanza di avere un americano fra i prigionieri e questo salva Michael dalla fucilazione certa.
Internato nel “raggio della morte” al San Vittore, si prodiga nello scambio dei messaggi segreti tra i prigionieri e qui riesce perfino ad incontrare la mamma che lo pensava morto, anch’essa reclusa nella “sezione donne” del carcere.
Trasferito nei campi di concentramento prima a Bolzano, poi a Reichenau in Austria ed infine a Spittal in Carinzia, sfugge alla infausta sorte toccata a molti altri compagni di sventura. Diventa “preziosa merce di scambio” tra prigionieri americani e tedeschi e, incredibilmente, ritorna a New York imbarcato su una nave.
IN AMERICA DIVENTA PROFESSIONISTA, IN ITALIA SARA’ MIKE
In America inizia il suo straordinario percorso professionale.
Infatti, per la prima volta prende in mano un microfono di “Voice of America”, una radio che trasmette notizie anche in Italia, e poi anche in altre emittenti. L’esperienza nelle radio americane forgia il futuro di Michael che, dopo un fortunoso incontro con alcuni giornalisti Rai e tornato in Italia corrispondente per una trasmissione dell’americana WOV, viene contattato da Vittorio Veltroni, caporedattore del nucleo giornalistico della nascente televisione italiana.
PIONIERE NELLA NEONATA RAI TV
Veltroni lo convince a rimanere in Italia, contro la sua decisa riluttanza, e a lavorare in una trasmissione televisiva sperimentale, “Arrivi e Partenze”, che diventerà poco dopo il primo programma del palinsesto inaugurale dalla Rai Tv, nata il 3 gennaio del 1954.
Michael diventa così “Mike”, nomignolo affibbiatogli dallo stesso Veltroni.
Da quel momento in poi, inizierà il lungo sodalizio tra la Rai e Mike che, a ragion veduta, sarà considerato a pieno titolo uno dei fondatori della televisione italiana.
In radio conduce i primi quiz, alternandoli a quelli in televisione. Il successo arriverà immediatamente.
Nel 1956 “Lascia o Raddoppia”, un programma a quiz nato su un format americano che aveva già avuto successo in Francia, ipnotizza gli italiani che, ogni giovedì sera, si trovano riuniti da qualsiasi parte dove ci sia un, allora raro, apparecchio televisivo. Questo sino al 1959, dopo 191 puntate quando “Campanile sera” prenderà il suo posto per altre 117 puntate, sino all’ottobre del 1962.
IL FENOMENO MIKE BONGIORNO
La critica televisiva comincia a valutare il “personaggio Mike Bongiorno” e un giovane Umberto Eco ne descrive la “fenomenologia” in un saggio che stronca a piè pari il presentatore italo americano, definendolo – tra l’altro – “campione di mediocrità e di conformismo”.
Mike, al quale non piacque mai il pensiero di Eco, tira avanti dritto per la sua strada, sostenuto da una parte della critica che, invece, lo considera istruttivo in un’Italia appena entrata nel boom economico, ma ancora molto analfabetizzata.
Dai quiz a “Sanremo” (alla fine ne presenterà 11) e agli spettacoli di musica leggera: Mike è instancabile.
Ne “La fiera dei sogni” nasce un suo marchio di fabbrica: quel “Allegria!” con il quale il presentatore amava salutare il suo pubblico, come era diventato famoso il ricorrente “amici ascoltatori”.
Tuttavia, l’imminente contestazione giovanile cambia l’opinione pubblica e porterà Mike ad una pausa di riflessione.
Torna negli States, dove rivedrà per l’ultima volta un padre assai cambiato, ma ritornerà presto nella sua patria adottiva con un nuovo progetto, basato su una trasmissione americana a quiz intitolata “Jeopardy!”.
Però, nel frattempo, in Rai le cose sono cambiate. Bussa a tante porte, ma non gli dà retta quasi nessuno, salvo Carlo Fuscagni, un funzionario lungimirante che crede nel suo nuovissimo progetto.
LA CONSACRAZIONE A RE DEL QUIZ COL RISCHIATUTTO
Il 5 febbraio del 1970, sul secondo programma Rai, andrà in onda la prima puntata della trasmissione che consacrerà definitivamente Mike come indiscusso “Re del Quiz”: il “Rischiatutto”.
Palcoscenico di iconici concorrenti entrati nell’immaginario collettivo (Massimo Inardi, Giuliana Longari, Andrea Fabbricatore, solo per citarne tre famosissimi), il quiz è teatro di memorabili siparietti tra Mike e “l’inflessibile notaio” Ludovico Peregrini (che diventerà “il signor No”), o quelli con Sabina Ciuffini (prima “valletta parlante” della televisione).
Nella conduzione del programma Mike, tra il garbo e la compostezza con la quale si rivolge ai concorrenti, rivela ai telespettatori anche una certa “ingenuità”, leggera e divertente. Infatti, diventano memorabili le sue “gaffes”, cui forse la più famosa rimane quel “Ahi ahi ahi signora Longari, mi è caduta sull’uccello”, frase molto probabilmente mai pronunciata; o “Cos’è quella cosa lì che le pende in mezzo alle gambe?“, riferita ad un concorrente che indossava una vistosa cintura; e ancora “Abbiamo Romina Power che ce la fa vedere“; e “Ma chi sarà questo signor Paolo Vi del quale non ho mai sentito parlare?“, in riferimento a Papa Paolo VI.
Grazie alla rapida evoluzione della società, dopo il boom economico degli anni’60, al grido di “fiato alle trombe Turchetti” il Rischiatutto diventa il capostipite dei quiz moderni, con i tabelloni luminosi, le cabine coi pulsanti, il “rischio”, le buste con le domande (“…la uno, la due o la tre…” con la “e” aperta, riproposta in anni recenti negli sketch di Fiorello, strabiliante imitatore, ammiratore e riscopritore di un Mike ormai pensionato della televisione).
Tutto questo sino al 1974 per 5 edizioni, sempre al giovedì sera e sempre con una grande audience di pubblico e critica.
Dopo una breve parentesi alla tv svizzera, rientra i Rai e, anche stavolta, il successo sarà immediato: “Scommettiamo” debutta nella tv “a colori” il 5 gennaio del 1978, cui seguirà “Flash” a dicembre del 1980, ultimo programma in Rai per Mike Bongiorno che, già tre anni prima, era stato contattato da un rampante imprenditore milanese, con il quale Mike passerà dalla tv statale alla tv commerciale: Silvio Berlusconi.
LA COLLABORAZIONE CON LE TV DI BERLUSCONI
La collaborazione con Berlusconi coincide con la nascita di Canale 5, primo vero network nazionale privato, mentre Mike è ancora sotto contratto con la Rai. Mike intuisce le potenzialità di questa fase di cambiamento epocale della tv e si inventa “Bis” che riproponeva il format di una trasmissione simile del 1962, ma con la grande idea di coprire una inusuale fascia oraria, quella della tarda mattinata.
La trasmissione va in onda a mezzogiorno, con gli italiani seduti a tavola, tutti i giorni sino al 1990.
Mike diventa presto l’uomo-immagine delle televisioni Fininvest e sarà il primo di molti altri transfughi che dalla Rai si trasferiranno al network privato (Corrado, Sandra e Raimondo…).
A Canale 5 Mike ripropone un format di successo presentato in Rai: “Flash” diventa “Superflash”.
Il gruppo del patron Berlusconi fa acquisizioni: entrano nel network Italia 1 e Rete 4 e la concorrenza con la Rai diventa paritaria.
Mike è una fucina di idee: “Penthatlon” – quiz di abilità; l’autocelebrativo “Tele Mike” – quiz puro che viene sfornato per ben 186 puntate.
Questi successi lo portano ai vertici del network: diventa vicepresidente Fininvest nel 1987 e nel 1990 vicepresidente della rete madre, Canale 5.
Il successo e la scalata nei vertici societari non lo distolgono dal suo lavoro. Convince Berlusconi a comprare il format di quella che sarà la trasmissione più longeva tra quelle ideate e condotte da Mike: “La ruota della fortuna” va in onda dal 1989 al 2003 in orario pre-serale, immediatamente prima del TG5 in onda alle 20, per espressa volontà di Mike in diretta concorrenza al TG1 Rai
Anche in Fininvest, che poi diventerà Mediaset, l’apporto di Mike è prolifico e variegato. Si succedono trasmissioni a quiz per adulti e bambini, spettacoli musicali e di intrattenimento, tutti col sostegno pubblicitario di molteplici aziende. A lui si affiancano volti sconosciuti che con lui troveranno fortuna e notorietà (Simona Ventura, Paola Barale, Miriana Trevisan, Antonella Elia…).
LA PUBBLICITA’
La sua notorietà e la sua esperienza maturata al lavoro nelle radio negli Stati Uniti, ha fatto sì che la pubblicità si interessasse di lui, e viceversa.
Uno dei primi sketch di “Carosello” (primo programma pubblicitario RAI in onda dal 1957 al 1977, dopo il quale tutti i bambini andavano a letto) vedeva Mike protagonista. Memorabile quello di una nota grappa sul Cervino, montagna a lui cara: capitò che durante la registrazione dello spot sulla cima del monte, Mike rischiò la vita, a causa dell’abbassamento delle nuvole e del forte vento. Una vera e propria bufera, per cui dovette legarsi alla croce, in attesa che l’elicottero lo prelevasse in salvo. Ancora una volta fortunato!
La pubblicità è sempre stata presente nelle sue trasmissioni con sponsor di ogni genere e marca.
Anche quando ormai era lontano dalle tv, lo si è visto a fianco di Fiorello in spassosi siparietti comici pubblicitari, iconico e fortemente autoironico.
LA VITA PRIVATA E LA MORTE IMPROVVISA
La separazione dei genitori, quando il piccolo Michael aveva solo 10 anni, ha inevitabilmente segnato la vita di Mike.
Dopo un primo, fugace matrimonio nel 1948 con una cantante lirica italo americana, Rosalia Maresca, sciolto dalla Sacra Rota, nel 1968 sposa a Parigi Annarita Torsello, conosciuta durante le registrazioni di un “Carosello”, ma tra i due non c’è compatibilità e il matrimonio finisce di lì a poco.
Nel 1969 conosce l’amore della sua vita: una giovanissima Daniela Zuccoli, che sposerà nel 1972 e che diventerà la madre dei suoi tre figli (Michele Pietro Filippo 1972, Nicolò 1976 e Leonardo 1996).
Un’ unione che durerà, solida, sino all’improvvisa scomparsa di Mike, l’8 settembre 2009 a Montecarlo dove erano in vacanza.
Berlusconi, allora Presidente del Consiglio, decide per i funerali di Stato: anche qui, una prima volta assoluta per un personaggio dello spettacolo.
Il 12 settembre, sul sagrato del Duomo di Milano, è presente una folla straripante di gente comune, personaggi politici, dello spettacolo, dell’industria. Si contano più di diecimila persone e la cerimonia funebre trasmessa in diretta sia sulla Rai che sulle tv Mediaset e Sky.
“Una cosa è certa – dirà nel suo ricordo il “rivale” Pippo Baudo – noi siamo coristi, mentre tu, caro Mike, sei stato il solista”.
Un anno dopo la famiglia presenterà la “Fondazione Mike Bongiorno” con finalità benefiche per i bambini e i meno abbienti; nel “Sanremo” del 2013 verrà inaugurata una statua che lo vede nell’iconico saluto “Allegria!”; viene riproposto varie volte in tv, in sua memoria, “Rischiatutto” e nel decennale della scomparsa viene trasmesso dalla Rai un documentario biografico.
Nel giugno del 2024, in occasione del centenario della nascita, Gerry Scotti – designato dallo stesso Mike come suo erede nella conduzione dei quiz – presenta un’edizione de “La ruota della fortuna”.
A Palazzo Reale di Milano, dal 17 settembre 2024 al 17 novembre 2024 viene allestita una mostra che ripercorre tutta storia personale e professionale di Mike.
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